Tabella dei Contenuti Download profili IDEAMAKER Download profili PRUSA SLICER 2.5 Download firmware Introduzione Ogni giorno escono sempre nuovi modelli, sempre più facili da montare e con costi del tutto abbordabili. In questi ultimi 6/8 mesi (data dell’articolo giugno 2020…) si è fatto avanti con prepotenza un nuovo brand di stampanti 3D, la Artillery.  Attualmente hanno una diffusione pari a quella delle Creality Ender 3 quando sono uscite, il produttore ha a catalogo due modelli che si differenziano principalmente per le dimensioni di stampa: Artillery Sidewinder X1 – 300X300X400 mm Artillery Genius – 220X220X250 mm Nella recensione di quest’oggi analizzeremo la “sorellona” più grande, per la Genius i test sono in corso e arriverà anche una sua recensione. Comprala su GEARBEST Comprala su AMAZON Struttura/Telaio/Montaggio Di tutti i kit che abbiamo preso in esame in questi anni, questi Artillery sono davvero “Ready To Run” ovvero talmente tanto pre-assemblati che hanno ridotto il montaggio della struttura a sole 4 viti. Per chi è alle prime armi sono una manna dal cielo ma in realtà, anche per chi ha già una discreta esperienza che si ritroverà a dire: “beh tutto qui ?”. Per montarla ci vogliono 20 minuti scarsi, probabilmente è più il tempo dell’unboxing che il montaggio vero !  E’ una stampante di medie dimensioni con un asse Z da 400 che la rende abbastanza versatile. I più smaliziati hanno puntato il dito subito sulla poca rigidezza del montaggio dell’asse X sulla base: effettivamente se sollecitato facendo leva in alto si flette, ma in realtà nei nostri test (eseguiti dal Piraz) non abbiamo riscontrato alcun tipo di problema. C’è chi si è adoperato per mettere dei tiranti e irrigidirla ma… è un’operazione che non riteniamo fondamentale, anche a tutta estensione della Z non abbiamo notato fenomeni di oscillazione sulla stampa. Lo scorrimento degli assi è affidato alle classiche ruote gommate che scorrono su binario V-slot, soluzione ormai adottata dal 90% delle stampanti di fascia economica. Costano poco, richiedono poca manutenzione e sono molto silenziose. Sulla nostra stampante non abbiamo rilevato gommini danneggiati o ovalizzati, tutto nella norma. Completano il quadro delle classiche cinghie GT2 e delle pulegge, curiosamente, di colore nero. Degno di nota è il sistema di “Anti Wobbling” che hanno implementato: la chiocciola delle viti trapezie è praticamente libera di muoversi mentre la barra è fissata in testa con un cuscinetto. In questo modo si limita moltissimo il fenomeno del wobbling e dobbiamo dire che anche su stampe oltre i 30 cm non ha battuto ciglio, pareti perfette. Per la movimentazione della Z hanno optato per un doppio motore e una cinghia + puleggia che collega le due estremità superiori delle barre filettate. In questo modo si evitano i classici disallineamenti dei motori che sono abbastanza fastidiosi. Ci sarebbe voluto anche un piccolo tendicinghia regolabile, ma in realtà non c’è un grandissimo bisogno in quanto la cinghia serve solo per evitare che i due motori vadano fuori sincronia. Pochissime parti in plastica, quasi tutto metallo/lamiera piegata. Nessun componente stampato in 3D è applicato sulla stampante. Elettronica Tutta l’elettronica risiede nel basamento inferiore, c’è ampio spazio tra un componente e l’altro e la gestione del cablaggio è fatta discretamente bene (sempre rapportato al costo della stampante…). Monta una scheda MakerBase Gen L (praticamente una Ramps 1.4)  con microcontrollore ATMEGA 2560 (quindi a 8 bit classica) e 5 driver di tipo silenzioso. Sembrano dei TMC ma la dicitura sul chip non riporta quel modello… Ad ogni modo non sono collegati in UART e quindi si utilizzano come un classico driver solo che lavorano in modalità “silente” in Stealthchop, il microstepping è invece 1/16  interpolato a 1/256. Lo schermo touch è un simil-MkBase, grafica terrificante e usabilità pessima. Utilizzatelo solo per mettere in stampa o pre-riscaldare la stampante/caricare il filo. Stiamo comunque lavorando (in realtà nel video stiamo proprio utilizzando un nostro firmware custom) ad una interfaccia custom con nuovi comandi che possano comunicare con l’ultimo Marlin uscito (2.0.5.3 e successive). I file possono essere caricati tramite micro SD oppure pennetta USB. Nel menù compare la voce WIFI ma in realtà non è attivabile (non è presente il modulo…) La versione che ci è arrivata è la V4 e si nota in particolare per la presenza del tasto reset accanto allo schermo LCD. Se volete scoprire che cosa differenzia le varie versioni, qui trovate un bell’articolo (lingua inglese). Croce e delizia di entrambi i modelli Artillery sono i cablaggi esterni, quelli che collegano i vari motori e sensori al di fuori del basamento. Di solito siamo abituati a vedere mille cavi a penzoloni, fascette ovunque o catene portacavi stampate in 3D: con Artillery vi dimenticate tutto questo perchè hanno deciso di utilizzare dei cavi FLAT per gestire tutte le connessioni. Fanno davvero un’ottima figura e rendono la stampante bella a vedersi, bisogna però stare molto attenti ad inserirli correttamente. Se inseriti male potrebbero portare a falsi contatti o se inseriti con troppa forza potrebbero danneggiare il connettore lato PCB oppure il flat stesso: quello che collega il motore di estrusione ci è sembrato il più sollecitato in fase di movimentazione assi, consigliamo di stampare uno dei numerosi upgrade che si trovano in rete, come questo. Ad un primo impatto abbiamo sorriso, sembravano quasi un giocattolo ma a posteriori abbiamo dovuto ricrederci ed ammettere l’estrema comodità della soluzione adottata. I problemi nascono quando si vogliono fare degli “esperimenti” e collegare altri sensori… con il flat abbiamo le mani legate. Per i fine corsa hanno adottato quelli di tipo induttivo, non hanno la classica levetta ma “sentono” il metallo della struttura. Soluzione decisamente più raffinata rispetto ai classici microswitch economici. L’altro sensore presente è quello del filamento, visibile in alto nei pressi del caricamento bobina: non è dotato di encoder ma è un sensore che rileva o meno la presenza del filamento, se si blocca la bobina o si intasa il nozzle non lo rileva. L’alimentatore è a 24V e serve per alimentare principalmente la scheda,ventole, l’LCD e il riscaldatore dell’hotend. La potenza