Stare al passo con tutte le recensioni di tutte le stampanti che escono in questi anni è davvero difficile, se poi considero la fine del 2023 fino ad oggi (settembre 2024) il numero di nuove uscite/aggiornamenti è stato a dir poco imbarazzante. Tutti ovviamente a provare a riconcorrere la capolista (sai benissimo di chi sto parlando) sfornando cloni dei cloni e sub-cloni. Fortunatamente non tutte sono da buttare e quelle poche alle quali dedico il mio tempo per una recensione, in genere vale la pena presentarle. Una di queste è la “piccolina” di casa Flashforge, il modello Adventurer 5M PRO. Dico piccolina perché in realtà Flashforge ha un catalogo stampanti abbastanza vario perlopiù indirizzato verso il settore prosumer. Per il mercato hobbysta/maker ha sempre avuto qualche modello a disposizione ma da un anno a questa parte ha fatto anche lei il passo nell’alta velocità.
Telaio/scocca/chassis
Ho sempre elogiato Creality K1 e Bambulab X1C per la loro estetica e grado di finiture, ad oggi aggiungo al pari della X1C questa 5M PRO. E’ davvero curata, compatta, “fatta bene”. Certo la scocca esterna è di plastica stampata mentre le cover sono in policarbonato ma… la resa finale è di tutto rispetto.
La stampante è “boxata” ma non ha la camera riscaldata, da miei test ho notato comunque che con il piano impostato a 120/130° il volume di stampa si scalda circa fino a 55°. Non sono previsti sensori di apertura/chiusura porta anche se in realtà parrebbe esserci un sensore (così si vede da Flash Cloud). Molto interessante il discorso relativo alla doppia filtrazione esterna/interna con filtor Hepa e Carboni attivi, ne parlo in dettaglio nella sezione dedicata.
Pesa circa 15 kg, è un piccolo plinto da mettere sulla scrivania ! Il telaio è in metallo, la movimentazione è la ormai sempre presente CoreXY basata su barre da 8 mm per tutti e 3 gli assi. Lo scorrimento di Y e Z è su classici cuscinetti a ricircolo di sfere a manicotto mentre la X presenta una doppia boccola che sembrerebbe essere di tipo autolubrificante. Non ho trovato informazioni precise a riguardo, per esigenze di video ho evitato di dilaniare completamente la stampante per controllare cosa fossero esattamente. Resta il fatto che lo scorrimento è ottimo ed è questo che conta. Le cinghie sono da 6 mm classiche e hanno un comodo (ma già visto chissà dove…) tensionatore posto sul retro della stampante.
Piano di stampa
Il volume di stampa dichiarato è di 220X220X220 mm, pienamente in linea con quello della concorrenza (un 250 mm sarebbe stato ancora meglio…). Il piano è di tipo magnetico flessibile con finitura texturizzata in PEI (doppio lato) e la struttura presenta una cornice per metterlo correttamente in sede. La movimentazione è affidata ad un singolo motore in Z con cinghia di sincronizzazione che muove le 3 barre trapezie fissate al piano. Ho notato un discreto gioco muovendo il piano a mano ma è una problematica derivante dall’accoppiamento vite/madrevite trapezia, avrebbero potuto limitarlo inserendo un tensionatore ma… anche senza stampa più che bene e la Z non è rumorosa, zero wobbling o artefatti in Z.
Dopo una prima calibrazione del piano, ho visualizzato la mesh dei punti tastati (attraverso la modifica del firmware) e ho constato che il piano era discretamente “storto” (circa 1 mm). Nulla di grave, la stampante è dotata di un sistema di auto livellamento con 4 celle di carico poste sotto al piano, le stampe escono bene ugualmente. Fortuna vuole che il piano sia però regolabile comunque di fino, attraverso delle viti di regolazione (sotto al piano flessibile): armato di pazienza e una brugola, in 5 passaggi ho portato il piano ad essere una bella tavola. Ho fatto anche il test portandolo a 130° e ho notato una tendenza a fare la gobba in centro, nulla di grave e comunque ampiamente compensabile dall’auto livellamento.
Ho testato l’uniformità di riscaldamento a varie temperature e non ho notato nulla di strano, solo un valore leggermente inferiore a quanto segnato da LCD (a 130° sono circa 8° in meno). Il riscaldamento è affidato ad un pad a 24V ed è molto veloce da T ambiente a 60°, mentre ci vuole qualche minuto per arrivare a 120°.
Curioso invece il fatto che abbiano introdotto un fine corsa in Z (di tipo ottico) per l’azzeramento/homing al posto delle celle di carico. In pratica la stampante trova lo zero della Z andando verso il basso e poi torna in alto fino alla coordinata che trova regolando lo Z offset. Come regola quest’ultimo ? Non lo fa automaticamente ad ogni inizio stampa, non è più il vero sensore di fine corsa della Z: per regolare la posizione dell’ugello rispetto al piano utilizza semplicemente il momento in cui va a tastare il piano per l’auto livellamento.
Estrusore e Hotend
La testa di stampa è molto compatta e si presenta solida quando maneggiata. La cover frontale, che integra anche la ventola che soffia sul pezzo, è agganciata magneticamente alla scocca (mai visto eh…). In alto è posizionata una piccola scheda di controllo riscaldatori, ventole e gestione dell’accelerometro. I pochi cavi che ci sono da maneggiare sono relativi alle connessioni di ventola, motore e hotend.
Il sistema di caricamento del filo è davvero semplice e compatto: doppia ruota godronata in acciaio, spintore con precarico regolabile (ottimo per i filamenti flessibili) e ingranaggi in plastica. Quest’ultima soluzione è abbastanza utilizzata tra i vari produttori di stampanti e, salvo tu non vada a stampare H24 materiali caricati, svolgono a dovere il loro compito. Alla peggio, se si dovessero consumare, il ricambio costa davvero due lire. Tre viti tengono fissato il feeder alla scocca, si smonta in un attimo ma, ad essere sinceri, non è proprio immediato per chi vuole fare una ispezione quotidiana nella zona delle ruote godronate andandole a pulire da eventuali residui.
Dove invece eccelle in tutto e per tutto è l’hotend, la facilità con cui si cambia è davvero imbarazzante. Con una mano si preme una ghiera di sblocco e con l’altra si tira giù l’hotend. Tempo di cambio ? 5 secondi se te la prendi comoda (NB: consiglio di farlo a hotend freddo, se dovesse essere caldo munitevi di guanti). Nella confezione sono presenti 2 hotend completi, uno con ugello da 0.4 mm in acciaio mentre uno da 0.6 mm con ugello in acciaio indurito (perfetto per i materiali caricati). A catalogo esistono anche lo 0.2 mm e lo 0.8 mm, visti i prezzi davvero irrisori e la facilità di cambio, consiglio di portarsi in casa il kit completo in modo tale da utilizzarli all’occorrenza. Come detto prima, la regolazione di ogni nuovo hotend è fatta in automatico durante la calibrazione del piano.
L’hotend è completamente assemblato, non si vede fisicamente il sensore di temperatura e la cartuccia di riscaldamento. E’ tutto inglobato in una piccola scocca che contiene anche le sporgenze per l’incastro rapido e il connettore dei sensori. Non è possibile sostituire solo l’ugello, va cambiato tutto il gruppo: ho controllato anche su altri siti e non ho trovato un kit che permetta di avere un hotend scorporabile dall’ugello. Si trovano però in rete kit da stampare per poter montare hotend di altre marche, non consiglio tale modifica (ha poco senso su questa stampante…). L’unica grande pecca di questo hotend ? La temperatura limitata a 280°.
A livello di prestazioni è quello che ad oggi (assieme alla V400) ha ottenuto i risultati migliori. Si parte da subito con la zona di taglio termico e di fusione discretamente più lunga rispetto a quella dei competitor. La risalita del calore è perfettamente contrastata da un dissipatore in rame abbinato ad una piccola ventola che ci soffia accanto. Il taglio termico è meno netto rispetto ad altre stampanti ma è comunque efficiente, la gola è di tipo bimetallico ma non mi è stato possibile reperire informazioni precise sui materiali utilizzati. Sulla descrizione del sito riportano 32 mm3/s come portata volumetrica e devo dire che sono stati “quasi” del tutto veri, nella realtà si avvicina di molto ai 30 mm3/s, davvero non male per un hotend montato di serie !
Doppia filtrazione e emissioni
Merita sicuramente un piccolo approfondimento la parte relativa alla filtrazione aria, è l’unica che ad oggi (Settembre 2024) abbia posto maggior attenzione a questo delicato discorso. All’interno della stampante sono visibili 2 filtri Hepa + Carboni attivi (rimovibili e sostituibili) con relativo alloggiamento dedicato, uno serve per la filtrazione dell’aria che da dentro va verso fuori e l’altro per l’aria che viene immessa nuovamente nel volume di stampa (un ricircolo aria praticamente…).
Il tutto viene comandato da una semplice paratia che, mossa da un servomotore, decide da quale parte verrà presa l’aria in ingresso. Se si sceglie la filtrazione “esterna”, l’aria viene prelevata direttamente dall’ambiente esterno, entra in camera di stampa e poi viene espulsa da una ventola in basso a destra che estrae i fumi filtrandoli attraverso il filtro più in basso. La funzione di filtrazione interna direziona invece la presa d’aria non più all’esterno ma direttamente all’interno della stampante, filtrandola con il filtro più in alto e rimettendola in circolo sempre dentro alla stampante, lasciando ovviamente spenta la ventola in basso della circolazione esterna.
Quello che però ha catturato maggiormente la mia attenzione è il sensore TVOC/Emissioni presente all’interno della camera di stampa. Nel display è presente una piccola icona in basso a destra che vi mostra lo stato attuale delle emissioni relative al materiale che state stampando, cambia colore (verde, arancio, rosso) in base alla concentrazione di TVOC presenti in fase di stampa. Funzionare funziona, l’ho anche analizzato con un grafico dedicato (visibile solo mettendo un firmware custom) e rileva addirittura le emissioni generate dal solo riscaldamento del piano a 130°. La sigla TVOC sta per “Total VOC” o più comunemente “Composti Organici Volatili Totali”, non è menzionato quali precisamente vada ad individuare, alcuni addirittura non li rileva (ho acceso un incenso dentro e non è variato nulla). Sarebbe stato il top abbinarci anche un piccolo sensore PM 10/2.5. Ad ogni modo non è una presenza sgradita, ANZI… dovrebbe essere uno standard da adottare visto che molti mettono le stampanti in casa direttamente in camera o accanto a dove si lavora. Lo dico e ridico da sempre, non sottovalutate le emissioni anche del semplice PLA. Tutti i materiali emettono/rilasciano polveri (UFP) e sostanze (VOC) in aria, sono conscio anche che aprire le finestre in una strada traffica non sia una passeggiata di salute. Però cerchiamo di non prendere sotto gamba questo discorso delle stampanti 3D solo perchè il PLA è di “derivazione vegetale” e quindi automaticamente non tossico e che non rilascia nulla in aria.
Ma attivando l’espulsione dell’aria con immissione di aria fresca dall’esterno non crea problemi in camera ? Ho notato che con 55° di T interna, accendendo l’espulsione aria la T è scesa di circa 6 gradi per poi non calare più. Attivando la circolazione interna il calo è stato di appena 3° (ovvio…).
Elettronica / Connettività / Firmware
In merito all’elettronica non c’è molto da dire, la scheda madre è di tipo proprietario, i cablaggi sono fatti fatti bene così come il giro cavi che percorre la stampante. I driver di stampa (TMC 2209 sembrerebbero) sono integrati nella scheda e sono raffreddati da una ventola dedicata. Ha connessione Wifi e Ethernet con possibilità di isolamento nella cosiddetta “lan only mode” per poter operare sganciati da qualsiasi tipo di connessione verso l’esterno. L’unico fine corsa presente è quello in Z mentre X e Y utilizzano lo sensorless homing dei TMC.
L’interfaccia dello schermo LCD touch da 4.3″ non è a mio avviso super intuitiva come quella Creality o Bambu Lab, la grafica è carina però alcune parti di testo sono molto piccole e alcuni pulsanti si faticano a premere. Nulla di grave ma è bene ribadirlo. C’è anche la lingua Italiana in uno degli ultimi aggiornamenti che, per fortuna, li scarica in automatico e poi chiede di installarli.
Il firmware installato è Klipper, una versione più vecchia di quella attuale ma è comunque Klipper. Peccato che su Github non Flashforge abbia rilasciato solo il file compilato del firmware e non il codice sorgente, non è una cosa “legale” quando si tratta di materiale open source. Sono le solite versioni “castrate” alle quali non è possibile accedere a nulla, nemmeno una banalissima interfaccia web come quella della Creality. Non dico di lasciare Mainsail o Fluidd come fa la Qidi , ma almeno una piccola e basilare interfaccia si… Non a caso è praticamente impossibile collegarla a software come Orca Slicer o Bambu Studio ma si è costretti a passare per il suo slicer Flash Print o il nuovo Orca Flashforge (che nome originale…) per poter vedere la stampante connessa in rete e inviare i files in stampa direttamente dal PC. Oppure si esporta il Gcode e lo si trasferisce attraverso chiavetta USB. Su github ho letto che forse Orca si aggiornerà per leggere l’interfaccia delle Flashforge. Forse.
Sarò sincero, non la sto utilizzando con i suoi software perchè ritengo inutile dover utilizzare una versione modificata di Orca Slicer ma indietro rispetto agli aggiornamenti ufficiali, solo per avere il controllo da remoto. La stessa cosa vale per l’applicazione Android “Flash Maker”, non l’ho installata perchè non è ancora presente nel Play store e si è costretti a scaricare una APK dal loro sito senza realmente sapere cosa si sta installando… tutto bello per carità, controllo da remoto con Webcam, gestione di più stampanti attraverso il cloud ecc ecc. Fino a quando non comparirà l’app sullo store non la testerò. Ho provato invece a collegarla a Flash Cloudma la webcam continua a funzionare a singhiozzi. Per chi vuole una soluzione veloce in cloud per monitorare la stampante è ok ma è davvero scarna. Ci sarebbe una terza opzione ed è quella di Polar Cloud ma non l’ho testata. Direi tante, troppe proposte quando alla fine ne sarebbe basta una ma ben sviluppata (vedi app di Prusa, Bambu Lab o Creality).
Da buon smanettone ho anche installato la versione customizzata di Klipper, si installa in 5 minuti e ha il grosso vantaggio di non intaccare il firmware originale con la possibilità di passare da uno all’altro al volo. L’interfaccia LCD è quella di Guppy Screen ma decisamente da rivedere ed ottimizzare. Ci sono però due interfacce web, Mainsail e Fluidd a voi la scelta su quale utilizzare: con questo firmware è poi possibile connettersi con Orca Slicer per vedere il dispositivo e inviare i files in stampa.
A livello di qualità di stampa non cambia nulla, anzi è una modifica che toglierò per lasciare la stampante così come è arrivata. Questa versione di Klipper mi è solo servita per capire alcune macro che vengono utilizzate, i tipi di sensore e dover constatare che purtroppo la memoria RAM disponibile è davvero poca (<128 MB). Se pensi di mettere di utilizzare applicativi per il calcolo dei grafici e delle risonanze (shake&tune) beh… a me si impallava tutto ogni volta ! Mi è servita anche per analizzare il grafico del sensore TVOC e vedere come variava durante la stampa.
Nota iper positiva ? Lo spegnimento automatico a fine stampa ! In realtà non spegne del tutto la stampante ma tiene attivo l’alimentatore e chiude tutti i processi legati a Klipper. E’ un vero e proprio shutdown alla fine.
Nota iper negativa ? Quel maledetto suono all’avvio in puro stile Arcade anni 80 ! Fortunatamente è disattivabile 🙂 .
Prestazioni, consumi e rumorosità
La stampante è dotata di un singolo alimentatore da 350W quindi è facile capire che è un dispositivo per nulla energivoro. In fase di riscaldamento piano + hotend si arriva a circa 290W, ma la situazione più comune di utilizzo (PLA con piano a 60°) non supera i 70W di media. C’è da dire che la T ambiente è ancora sui 24°, sicuramente per chi lavora in ambienti più freddi. Le stampanti così piccole e senza riscaldamento attivo della camera consumano decisamente meno di un qualsiasi PC che utilizziamo tutti i giorni per lavorare.
Per quanto riguarda la rumorosità, nonostante la “boxatura” faccia il suo dovere, la stampante non è del tutto silenziosa. Si passa dai 49 dB per una situazione con ventole spente e macchina in stampa chiusa, per arrivare a otre 60 dB durante una stampa con tutto acceso (quella tipica del PLA ad alta velocità). Nella stampante sono presenti queste ventole:
Ventola immissione o ricircolo aria (blower) – non rumorosissima ma si sente
Ventola estrazione fumi (assiale) – idem come sopra
Ventola alimentatore (blower) – quasi non si sente
Ventola supplementare raffreddamento (blower) – molto rumorosa
Ventola raffreddamento pezzo (blower) – è quella che da meno fastidio !
Ventola dissipatore hotend (assiale) – si sente
Ventola driver di stampa (centrifuga) – con tutte le altre accese nemmeno vi accorgete di averla
Quindi se stai pensando di stampare accanto a dove dormi (cosa assolutamente sconsigliata) spero che il fattore rumore ventole possa farti desistere !
Piccola nota relativa al mega ventolone laterale: di tutte le stampanti provate è quello che ha la bocca di emissione aria più larga, prende praticamente tutto il piano ed è un bene per la ventilazione del pezzo.
Come prestazioni di stampa non c’è nulla da dire, la meccanica è robusta e permette alla stampante di raggiungere agevolmente i 350 mm/s senza battere ciglio. Se si abbina poi il giusto PLA ad alta velocità il gioco è fatto, per i miei test ho utilizzato il PLA della Flashforge e quello della linea Fast Forward di Treed. Nessun problema riscontrato, stampe perfette pur non avendo calibrato praticamente nulla. Ho stampato anche con materiali tecnici come PET CF e Nylon Carbon CF e grazie anche all’ugello da 0.6 mm nella confezione, le estrusioni sono state perfette e con anche una ottima portata volumetrica. Seguirà un video di approfondimento relativo ai materiali tecnici caricati per l’alta velocità.
Conclusioni
Può mancare una analisi dei prezzi ? Certo che no… Ad oggi (Settembre 2024) si trova questa situazione:
Flashforge 5M PRO – 489€
Creality K1C – 500€
Bambu Lab P1S – 614€
Qidi Q1 PRO – 440€
Flashforge 5M (versione scarenata della PRO) – 300€
Creality K1 SE (come sopra ma della K1C) – 389€
Bambu Lab P1P (come sopra ma della P1S) – 511€
Come vedi sono tutte perfettamente allineate, Bambu Lab un po’ sopra la media ma la differenza è giustificata. Parere puramente ==PERSONALE==, metto la 5MPRO subito sotto la Bambu Lab ma davanti alla Creality. Se solo le avessero messo un hotend da >300° sarebbe stata perfetta ma oggettivamente per questo prezzo, prestazioni offerte e qualità costruttiva c’è poco da dire.
Non la consiglio a chi la prende per giocare con Klipper attraverso il firmware customizzato, vira altrove se vuoi spippolare e modificare la stampante. Sei di primo pelo e vuoi una stampante che funzioni senza diventare tanto matto ? Bene, anche questa Flashforge 5M PRO si aggiunge alla lista delle stampanti che consiglio di acquistare anche per chi sta iniziando a stampare. Il cambio hotend rapido è secondo me il super plus di questa stampante, cosa che le altre competitors citate prima non hanno. Appena risolvono la questione “controllo da remoto” con delle app stabili e presenti su market store allora avranno confezionato un gioiellino. Per ora resta, come al solito per le concorrenti, un gran bel prodotto ma ancora non del tutto ottimizzato (vedi anche grafica LCD) rispetto ad una Bambu Lab. Quest’ultima è si il riferimento del mercato attuale, ma ricordiamoci che anche queste piccole della concorrenza non sono per nulla male.
Hai già una certa esperienza ? Beh… non ti deluderà !
Recensione Flashforge 5M PRO
Altri articoli
Introduzione
Stare al passo con tutte le recensioni di tutte le stampanti che escono in questi anni è davvero difficile, se poi considero la fine del 2023 fino ad oggi (settembre 2024) il numero di nuove uscite/aggiornamenti è stato a dir poco imbarazzante. Tutti ovviamente a provare a riconcorrere la capolista (sai benissimo di chi sto parlando) sfornando cloni dei cloni e sub-cloni. Fortunatamente non tutte sono da buttare e quelle poche alle quali dedico il mio tempo per una recensione, in genere vale la pena presentarle. Una di queste è la “piccolina” di casa Flashforge, il modello Adventurer 5M PRO. Dico piccolina perché in realtà Flashforge ha un catalogo stampanti abbastanza vario perlopiù indirizzato verso il settore prosumer. Per il mercato hobbysta/maker ha sempre avuto qualche modello a disposizione ma da un anno a questa parte ha fatto anche lei il passo nell’alta velocità.
Telaio/scocca/chassis
Ho sempre elogiato Creality K1 e Bambulab X1C per la loro estetica e grado di finiture, ad oggi aggiungo al pari della X1C questa 5M PRO. E’ davvero curata, compatta, “fatta bene”. Certo la scocca esterna è di plastica stampata mentre le cover sono in policarbonato ma… la resa finale è di tutto rispetto.
La stampante è “boxata” ma non ha la camera riscaldata, da miei test ho notato comunque che con il piano impostato a 120/130° il volume di stampa si scalda circa fino a 55°. Non sono previsti sensori di apertura/chiusura porta anche se in realtà parrebbe esserci un sensore (così si vede da Flash Cloud). Molto interessante il discorso relativo alla doppia filtrazione esterna/interna con filtor Hepa e Carboni attivi, ne parlo in dettaglio nella sezione dedicata.
Pesa circa 15 kg, è un piccolo plinto da mettere sulla scrivania ! Il telaio è in metallo, la movimentazione è la ormai sempre presente CoreXY basata su barre da 8 mm per tutti e 3 gli assi. Lo scorrimento di Y e Z è su classici cuscinetti a ricircolo di sfere a manicotto mentre la X presenta una doppia boccola che sembrerebbe essere di tipo autolubrificante. Non ho trovato informazioni precise a riguardo, per esigenze di video ho evitato di dilaniare completamente la stampante per controllare cosa fossero esattamente. Resta il fatto che lo scorrimento è ottimo ed è questo che conta. Le cinghie sono da 6 mm classiche e hanno un comodo (ma già visto chissà dove…) tensionatore posto sul retro della stampante.
Piano di stampa
Il volume di stampa dichiarato è di 220X220X220 mm, pienamente in linea con quello della concorrenza (un 250 mm sarebbe stato ancora meglio…). Il piano è di tipo magnetico flessibile con finitura texturizzata in PEI (doppio lato) e la struttura presenta una cornice per metterlo correttamente in sede. La movimentazione è affidata ad un singolo motore in Z con cinghia di sincronizzazione che muove le 3 barre trapezie fissate al piano. Ho notato un discreto gioco muovendo il piano a mano ma è una problematica derivante dall’accoppiamento vite/madrevite trapezia, avrebbero potuto limitarlo inserendo un tensionatore ma… anche senza stampa più che bene e la Z non è rumorosa, zero wobbling o artefatti in Z.
Dopo una prima calibrazione del piano, ho visualizzato la mesh dei punti tastati (attraverso la modifica del firmware) e ho constato che il piano era discretamente “storto” (circa 1 mm). Nulla di grave, la stampante è dotata di un sistema di auto livellamento con 4 celle di carico poste sotto al piano, le stampe escono bene ugualmente. Fortuna vuole che il piano sia però regolabile comunque di fino, attraverso delle viti di regolazione (sotto al piano flessibile): armato di pazienza e una brugola, in 5 passaggi ho portato il piano ad essere una bella tavola. Ho fatto anche il test portandolo a 130° e ho notato una tendenza a fare la gobba in centro, nulla di grave e comunque ampiamente compensabile dall’auto livellamento.
Ho testato l’uniformità di riscaldamento a varie temperature e non ho notato nulla di strano, solo un valore leggermente inferiore a quanto segnato da LCD (a 130° sono circa 8° in meno). Il riscaldamento è affidato ad un pad a 24V ed è molto veloce da T ambiente a 60°, mentre ci vuole qualche minuto per arrivare a 120°.
Curioso invece il fatto che abbiano introdotto un fine corsa in Z (di tipo ottico) per l’azzeramento/homing al posto delle celle di carico. In pratica la stampante trova lo zero della Z andando verso il basso e poi torna in alto fino alla coordinata che trova regolando lo Z offset. Come regola quest’ultimo ? Non lo fa automaticamente ad ogni inizio stampa, non è più il vero sensore di fine corsa della Z: per regolare la posizione dell’ugello rispetto al piano utilizza semplicemente il momento in cui va a tastare il piano per l’auto livellamento.
Estrusore e Hotend
La testa di stampa è molto compatta e si presenta solida quando maneggiata. La cover frontale, che integra anche la ventola che soffia sul pezzo, è agganciata magneticamente alla scocca (mai visto eh…). In alto è posizionata una piccola scheda di controllo riscaldatori, ventole e gestione dell’accelerometro. I pochi cavi che ci sono da maneggiare sono relativi alle connessioni di ventola, motore e hotend.
Il sistema di caricamento del filo è davvero semplice e compatto: doppia ruota godronata in acciaio, spintore con precarico regolabile (ottimo per i filamenti flessibili) e ingranaggi in plastica. Quest’ultima soluzione è abbastanza utilizzata tra i vari produttori di stampanti e, salvo tu non vada a stampare H24 materiali caricati, svolgono a dovere il loro compito. Alla peggio, se si dovessero consumare, il ricambio costa davvero due lire. Tre viti tengono fissato il feeder alla scocca, si smonta in un attimo ma, ad essere sinceri, non è proprio immediato per chi vuole fare una ispezione quotidiana nella zona delle ruote godronate andandole a pulire da eventuali residui.
Dove invece eccelle in tutto e per tutto è l’hotend, la facilità con cui si cambia è davvero imbarazzante. Con una mano si preme una ghiera di sblocco e con l’altra si tira giù l’hotend. Tempo di cambio ? 5 secondi se te la prendi comoda (NB: consiglio di farlo a hotend freddo, se dovesse essere caldo munitevi di guanti). Nella confezione sono presenti 2 hotend completi, uno con ugello da 0.4 mm in acciaio mentre uno da 0.6 mm con ugello in acciaio indurito (perfetto per i materiali caricati). A catalogo esistono anche lo 0.2 mm e lo 0.8 mm, visti i prezzi davvero irrisori e la facilità di cambio, consiglio di portarsi in casa il kit completo in modo tale da utilizzarli all’occorrenza. Come detto prima, la regolazione di ogni nuovo hotend è fatta in automatico durante la calibrazione del piano.
L’hotend è completamente assemblato, non si vede fisicamente il sensore di temperatura e la cartuccia di riscaldamento. E’ tutto inglobato in una piccola scocca che contiene anche le sporgenze per l’incastro rapido e il connettore dei sensori. Non è possibile sostituire solo l’ugello, va cambiato tutto il gruppo: ho controllato anche su altri siti e non ho trovato un kit che permetta di avere un hotend scorporabile dall’ugello. Si trovano però in rete kit da stampare per poter montare hotend di altre marche, non consiglio tale modifica (ha poco senso su questa stampante…). L’unica grande pecca di questo hotend ? La temperatura limitata a 280°.
A livello di prestazioni è quello che ad oggi (assieme alla V400) ha ottenuto i risultati migliori. Si parte da subito con la zona di taglio termico e di fusione discretamente più lunga rispetto a quella dei competitor. La risalita del calore è perfettamente contrastata da un dissipatore in rame abbinato ad una piccola ventola che ci soffia accanto. Il taglio termico è meno netto rispetto ad altre stampanti ma è comunque efficiente, la gola è di tipo bimetallico ma non mi è stato possibile reperire informazioni precise sui materiali utilizzati. Sulla descrizione del sito riportano 32 mm3/s come portata volumetrica e devo dire che sono stati “quasi” del tutto veri, nella realtà si avvicina di molto ai 30 mm3/s, davvero non male per un hotend montato di serie !
Doppia filtrazione e emissioni
Merita sicuramente un piccolo approfondimento la parte relativa alla filtrazione aria, è l’unica che ad oggi (Settembre 2024) abbia posto maggior attenzione a questo delicato discorso. All’interno della stampante sono visibili 2 filtri Hepa + Carboni attivi (rimovibili e sostituibili) con relativo alloggiamento dedicato, uno serve per la filtrazione dell’aria che da dentro va verso fuori e l’altro per l’aria che viene immessa nuovamente nel volume di stampa (un ricircolo aria praticamente…).
Il tutto viene comandato da una semplice paratia che, mossa da un servomotore, decide da quale parte verrà presa l’aria in ingresso. Se si sceglie la filtrazione “esterna”, l’aria viene prelevata direttamente dall’ambiente esterno, entra in camera di stampa e poi viene espulsa da una ventola in basso a destra che estrae i fumi filtrandoli attraverso il filtro più in basso. La funzione di filtrazione interna direziona invece la presa d’aria non più all’esterno ma direttamente all’interno della stampante, filtrandola con il filtro più in alto e rimettendola in circolo sempre dentro alla stampante, lasciando ovviamente spenta la ventola in basso della circolazione esterna.
Quello che però ha catturato maggiormente la mia attenzione è il sensore TVOC/Emissioni presente all’interno della camera di stampa. Nel display è presente una piccola icona in basso a destra che vi mostra lo stato attuale delle emissioni relative al materiale che state stampando, cambia colore (verde, arancio, rosso) in base alla concentrazione di TVOC presenti in fase di stampa. Funzionare funziona, l’ho anche analizzato con un grafico dedicato (visibile solo mettendo un firmware custom) e rileva addirittura le emissioni generate dal solo riscaldamento del piano a 130°. La sigla TVOC sta per “Total VOC” o più comunemente “Composti Organici Volatili Totali”, non è menzionato quali precisamente vada ad individuare, alcuni addirittura non li rileva (ho acceso un incenso dentro e non è variato nulla). Sarebbe stato il top abbinarci anche un piccolo sensore PM 10/2.5. Ad ogni modo non è una presenza sgradita, ANZI… dovrebbe essere uno standard da adottare visto che molti mettono le stampanti in casa direttamente in camera o accanto a dove si lavora. Lo dico e ridico da sempre, non sottovalutate le emissioni anche del semplice PLA. Tutti i materiali emettono/rilasciano polveri (UFP) e sostanze (VOC) in aria, sono conscio anche che aprire le finestre in una strada traffica non sia una passeggiata di salute. Però cerchiamo di non prendere sotto gamba questo discorso delle stampanti 3D solo perchè il PLA è di “derivazione vegetale” e quindi automaticamente non tossico e che non rilascia nulla in aria.
Ma attivando l’espulsione dell’aria con immissione di aria fresca dall’esterno non crea problemi in camera ? Ho notato che con 55° di T interna, accendendo l’espulsione aria la T è scesa di circa 6 gradi per poi non calare più. Attivando la circolazione interna il calo è stato di appena 3° (ovvio…).
Elettronica / Connettività / Firmware
In merito all’elettronica non c’è molto da dire, la scheda madre è di tipo proprietario, i cablaggi sono fatti fatti bene così come il giro cavi che percorre la stampante. I driver di stampa (TMC 2209 sembrerebbero) sono integrati nella scheda e sono raffreddati da una ventola dedicata. Ha connessione Wifi e Ethernet con possibilità di isolamento nella cosiddetta “lan only mode” per poter operare sganciati da qualsiasi tipo di connessione verso l’esterno. L’unico fine corsa presente è quello in Z mentre X e Y utilizzano lo sensorless homing dei TMC.
L’interfaccia dello schermo LCD touch da 4.3″ non è a mio avviso super intuitiva come quella Creality o Bambu Lab, la grafica è carina però alcune parti di testo sono molto piccole e alcuni pulsanti si faticano a premere. Nulla di grave ma è bene ribadirlo. C’è anche la lingua Italiana in uno degli ultimi aggiornamenti che, per fortuna, li scarica in automatico e poi chiede di installarli.
Il firmware installato è Klipper, una versione più vecchia di quella attuale ma è comunque Klipper. Peccato che su Github non Flashforge abbia rilasciato solo il file compilato del firmware e non il codice sorgente, non è una cosa “legale” quando si tratta di materiale open source. Sono le solite versioni “castrate” alle quali non è possibile accedere a nulla, nemmeno una banalissima interfaccia web come quella della Creality. Non dico di lasciare Mainsail o Fluidd come fa la Qidi , ma almeno una piccola e basilare interfaccia si… Non a caso è praticamente impossibile collegarla a software come Orca Slicer o Bambu Studio ma si è costretti a passare per il suo slicer Flash Print o il nuovo Orca Flashforge (che nome originale…) per poter vedere la stampante connessa in rete e inviare i files in stampa direttamente dal PC. Oppure si esporta il Gcode e lo si trasferisce attraverso chiavetta USB. Su github ho letto che forse Orca si aggiornerà per leggere l’interfaccia delle Flashforge. Forse.
Sarò sincero, non la sto utilizzando con i suoi software perchè ritengo inutile dover utilizzare una versione modificata di Orca Slicer ma indietro rispetto agli aggiornamenti ufficiali, solo per avere il controllo da remoto. La stessa cosa vale per l’applicazione Android “Flash Maker”, non l’ho installata perchè non è ancora presente nel Play store e si è costretti a scaricare una APK dal loro sito senza realmente sapere cosa si sta installando… tutto bello per carità, controllo da remoto con Webcam, gestione di più stampanti attraverso il cloud ecc ecc. Fino a quando non comparirà l’app sullo store non la testerò. Ho provato invece a collegarla a Flash Cloudma la webcam continua a funzionare a singhiozzi. Per chi vuole una soluzione veloce in cloud per monitorare la stampante è ok ma è davvero scarna. Ci sarebbe una terza opzione ed è quella di Polar Cloud ma non l’ho testata. Direi tante, troppe proposte quando alla fine ne sarebbe basta una ma ben sviluppata (vedi app di Prusa, Bambu Lab o Creality).
Da buon smanettone ho anche installato la versione customizzata di Klipper, si installa in 5 minuti e ha il grosso vantaggio di non intaccare il firmware originale con la possibilità di passare da uno all’altro al volo. L’interfaccia LCD è quella di Guppy Screen ma decisamente da rivedere ed ottimizzare. Ci sono però due interfacce web, Mainsail e Fluidd a voi la scelta su quale utilizzare: con questo firmware è poi possibile connettersi con Orca Slicer per vedere il dispositivo e inviare i files in stampa.
A livello di qualità di stampa non cambia nulla, anzi è una modifica che toglierò per lasciare la stampante così come è arrivata. Questa versione di Klipper mi è solo servita per capire alcune macro che vengono utilizzate, i tipi di sensore e dover constatare che purtroppo la memoria RAM disponibile è davvero poca (<128 MB). Se pensi di mettere di utilizzare applicativi per il calcolo dei grafici e delle risonanze (shake&tune) beh… a me si impallava tutto ogni volta ! Mi è servita anche per analizzare il grafico del sensore TVOC e vedere come variava durante la stampa.
Nota iper positiva ? Lo spegnimento automatico a fine stampa ! In realtà non spegne del tutto la stampante ma tiene attivo l’alimentatore e chiude tutti i processi legati a Klipper. E’ un vero e proprio shutdown alla fine.
Nota iper negativa ? Quel maledetto suono all’avvio in puro stile Arcade anni 80 ! Fortunatamente è disattivabile 🙂 .
Prestazioni, consumi e rumorosità
La stampante è dotata di un singolo alimentatore da 350W quindi è facile capire che è un dispositivo per nulla energivoro. In fase di riscaldamento piano + hotend si arriva a circa 290W, ma la situazione più comune di utilizzo (PLA con piano a 60°) non supera i 70W di media. C’è da dire che la T ambiente è ancora sui 24°, sicuramente per chi lavora in ambienti più freddi. Le stampanti così piccole e senza riscaldamento attivo della camera consumano decisamente meno di un qualsiasi PC che utilizziamo tutti i giorni per lavorare.
Per quanto riguarda la rumorosità, nonostante la “boxatura” faccia il suo dovere, la stampante non è del tutto silenziosa. Si passa dai 49 dB per una situazione con ventole spente e macchina in stampa chiusa, per arrivare a otre 60 dB durante una stampa con tutto acceso (quella tipica del PLA ad alta velocità). Nella stampante sono presenti queste ventole:
Quindi se stai pensando di stampare accanto a dove dormi (cosa assolutamente sconsigliata) spero che il fattore rumore ventole possa farti desistere !
Piccola nota relativa al mega ventolone laterale: di tutte le stampanti provate è quello che ha la bocca di emissione aria più larga, prende praticamente tutto il piano ed è un bene per la ventilazione del pezzo.
Come prestazioni di stampa non c’è nulla da dire, la meccanica è robusta e permette alla stampante di raggiungere agevolmente i 350 mm/s senza battere ciglio. Se si abbina poi il giusto PLA ad alta velocità il gioco è fatto, per i miei test ho utilizzato il PLA della Flashforge e quello della linea Fast Forward di Treed. Nessun problema riscontrato, stampe perfette pur non avendo calibrato praticamente nulla. Ho stampato anche con materiali tecnici come PET CF e Nylon Carbon CF e grazie anche all’ugello da 0.6 mm nella confezione, le estrusioni sono state perfette e con anche una ottima portata volumetrica. Seguirà un video di approfondimento relativo ai materiali tecnici caricati per l’alta velocità.
Conclusioni
Può mancare una analisi dei prezzi ? Certo che no… Ad oggi (Settembre 2024) si trova questa situazione:
Come vedi sono tutte perfettamente allineate, Bambu Lab un po’ sopra la media ma la differenza è giustificata. Parere puramente ==PERSONALE==, metto la 5MPRO subito sotto la Bambu Lab ma davanti alla Creality. Se solo le avessero messo un hotend da >300° sarebbe stata perfetta ma oggettivamente per questo prezzo, prestazioni offerte e qualità costruttiva c’è poco da dire.
Non la consiglio a chi la prende per giocare con Klipper attraverso il firmware customizzato, vira altrove se vuoi spippolare e modificare la stampante. Sei di primo pelo e vuoi una stampante che funzioni senza diventare tanto matto ? Bene, anche questa Flashforge 5M PRO si aggiunge alla lista delle stampanti che consiglio di acquistare anche per chi sta iniziando a stampare. Il cambio hotend rapido è secondo me il super plus di questa stampante, cosa che le altre competitors citate prima non hanno. Appena risolvono la questione “controllo da remoto” con delle app stabili e presenti su market store allora avranno confezionato un gioiellino. Per ora resta, come al solito per le concorrenti, un gran bel prodotto ma ancora non del tutto ottimizzato (vedi anche grafica LCD) rispetto ad una Bambu Lab. Quest’ultima è si il riferimento del mercato attuale, ma ricordiamoci che anche queste piccole della concorrenza non sono per nulla male.
Hai già una certa esperienza ? Beh… non ti deluderà !
LINK UTILI
https://wiki.flashforge.com/en/FAQ/faq_for_adventurer_5m_pro
https://github.com/FlashForge/AD5M_Series_Klipper
https://industry.flashforge.com/news-detail/365
https://flashforge.com/products/adventurer-5m-pro
https://github.com/xblax/flashforge_ad5m_klipper_mod
https://www.reddit.com/r/FlashForge/comments/1bc137x/tvoc_sensor_5m_pro/
https://flashforge.com/pages/software-flash-maker
https://github.com/FlashForge/Orca-Flashforge
https://flashforge.com/pages/software-flashprint
https://flashforge.com/a/docs/docs-category/software
https://wiki.flashforge.com/en/Orca-Flashforge-and-Flashmaker/flashmaker-quick-start-guide
LINK FILE STL
https://makerworld.com/en/models/632746
https://makerworld.com/en/models/13849
https://www.printables.com/model/983933-swivel-carabiner/files
https://www.printables.com/model/27216-bag-clip-print-in-place-cam
https://www.printables.com/model/538160-articulated-bone-dragon
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